Fino ad ora vi abbiamo parlato delle comunità energetiche e di come funzionano.
Ma quali sono gli aspetti che possono stimolare le persone a entrare in una comunità energetica?
Molto semplice, gli innumerevoli vantaggi di natura ambientale, economica e sociale che derivano dall’adesione a una comunità, in particolare, benefici ambientali, risparmio economico, contrasto alla povertà energetica e risparmio energetico.
Un singolo cittadino, un condominio, un’impresa o una Pubblica Amministrazione che decide di autoconsumare energia elettrica prodotta da un impianto fotovoltaico, in primis, risparmia in bolletta. Maggiore è l’energia autoconsumata e minori diverranno i costi delle componenti variabili della bolletta: per esempio, quota energia, oneri di rete e imposte quali IVA e accise.
Inoltre, l’energia prodotta verrà valorizzata: se produci energia con un impianto fotovoltaico puoi ottenere un guadagno grazie ai meccanismi incentivanti quali lo Scambio sul Posto, il Ritiro Dedicato, il Decreto Ministeriale Isole Minori. Non solo, ci sono anche le agevolazioni fiscali: se sei un privato e vuoi installare un impianto fotovoltaico sul tetto del tuo immobile puoi approfittare delle detrazioni fiscali e ottenere lo sconto in fattura del 50%.
Di grande rilevanza è la riduzione degli impatti ambientali: grazie all’energia prodotta da impianti alimentati da fonti rinnovabili si evitano le emissioni di CO₂ o di altri gas clima alteranti.
In sintesi, entrando a far parte di una comunità energetica puoi contribuire a migliorare l’ambiente e contemporaneamente risparmi.
Per le comunità energetiche, così come per i singoli cittadini o le aziende, è possibile raggiungere la riduzione di consumo energetico mediante interventi di carattere gestionale, per esempio l’utente domestico che regola i consumi della propria abitazione o le aziende che agiscono per una gestione più puntuale del fabbisogno energetico; ma anche tramite interventi di tipo impiantistico, ossia interventi che permettono di raggiungere una riduzione dell’energia consumata grazie all’utilizzo di tecnologie più performanti. Ad esempio, un utente domestico può ridurre i propri consumi sostituendo la vecchia caldaia con una nuova più performante, così come un’azienda può ricorrere a nuovi macchinari dotati di motori elettrici più efficienti.
Ma non tutti hanno la possibilità di soddisfare il proprio fabbisogno energetico. Molti di noi non considerano problematiche quali la condizione di povertà energetica, ovvero l’eccessiva sottrazione di risorse del proprio reddito per far fronte a bollette energetiche e l’impossibilità di acquistare i servizi energetici essenziali. Dai dati dell’Osservatorio della Commissione Europea risulta che nel 2018 80 milioni di persone non sono state in grado di acquistare i beni energetici minimi necessari al loro benessere e di queste circa 4 milioni sono in Italia. Le comunità energetiche possono rappresentare un importante strumento di mitigazione di tale fenomeno: offrire la possibilità anche ai cittadini più deboli e con basse entrate di partecipare ad una comunità energetica e di poter beneficiare dei vantaggi ad essa correlati.
Pertanto, l’ingresso in una comunità energetica non dev’essere percepito solamente come un vantaggio personale, ma anche un modo per preservare l’ambiente e combattere le ingiustizie sociali.
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